Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/686

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227.Mentre i colpi il Germano adombra e finge
con molti tempi, e ’l tempo indarno spende,
l’ultima parte del suo forte ei spinge
sí che nel mezo il debile gli prende.
Gli guadagna la spada, indi si stringe
seco, ed addosso gli si scaglia e stende:
né potendol ferir di piede fermo,
con fugace trapasso usa altro schermo.

228.Su per la spada, che Cariclio ha stesa,
quegli allor trae di punta invèr la faccia;
ma questi anch’ei di punta a fargli offesa
sotto il braccio suo destro il ferro caccia,
e per non s’arrischiar seco a la presa,
ché sa c’ha maggior forze, e miglior braccia,
senz’altro indugio in un medesmo instante
lo ferisce nel fianco, e passa avante.

229.Per dargli in testa, con un tratto accorto
di riverso al cavar tira Altamondo;
ma l’altro allor, che si ritrova al corto,
mentre la spada si rivolge in tondo,
súbito che del ferro il giro ha scorto
su ’l primo quarto, il batte col secondo:
la misura gli rompe, e con tre passi,
cautamente veloce, indietro fassi.

230.E perché vede che ’l nemico a molta
possanza accoppia ancor scaltrito ingegno,
e se sotto gli va sol una volta,
non avrá quella furia alcun ritegno,
fa con la mente in sé tutta raccolta,
ricorrendo a l’astuzie, altro disegno,
ed usa ogni arte, acciò che vinta sia
da la sagacitá la gagliardia.