Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/744

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459.A pena ella di sangue un largo fiume,
in duo pezzi caduta, a terra sparse,
che fatta chiara in viso oltre il costume,
pur com’un Sol, visibilmente apparse.
Fuor de’ begli occhi di celeste lume
folgore usci, che l’abbagliò, che l’arse.
Sentissi il fier dal raggio e da l’ardore
ferir la vista, e fulminare il core.

460.E di quel lampo, ond’ebbe il cor ferito,
tanta il sacro splendor luce gli porse
che ’n sé tornando il barbaro marito,
di sua ferina immanitá s’accorse.
Onde de l’opra rea tardi pentito,
la man per ira e per dolor si morse,
e fisi gli occhi in quell’oggetto orrendo,
forte a dolersi incominciò piangendo.

461.— Fiordigiglio mia cara — egli dicea —,
il cui nome gentil veracemente
(se forsennato pur non mi facea
la passion, che traviò la mente)
per se stesso mostrar sol mi potea
un intatto candor d’alma innocente,
deh con qual mar di lagrime poss’io
pagar giá mai d’un sí bel sangue il rio?

462.Anima disleal, perfido core,
che per sí vii misfatto infame sei,
se giá non valse a moverti l’amore
che mentre visse ti portò costei,
come almen non ritenne il tuo furore
giusta pietá de la beltá di lei
dal macchiar del bel sen le pure nevi,
e ’nsieme quell’amor, che le devevi?