Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/755

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503.È giunto a tale il suo valor sovrano
ch’ornai vince e trionfa, e non combatte.
Son dal nome vie piú che da la mano
prese le rocche, e le cittá disfatte.
Solo col vento de le penne al piano
la sua gran Fama l’alte mura abbatte.
Cede ogni Forte, ogni castel si rende:
misero chi contrasta e si difende!

504.Sassel ben d’Angerí la turba stolta,
che l’accordo pospone a la difesa.
Ecco Salmuria a’ rei ladron ritolta,
né Bergeracco poi fa gran contesa.
Ecco la prima e la seconda volta
Cleracco a forza è soggiogata e presa,
Ponso, Mondur, Lunello, ed ecco mille
racquistate in un punto e piazze e ville.

505.Fa ben due volte a Montalban ritorno,
né per pioggia o per neve assalto allenta,
ma col fiero cannon la notte e ’l giorno
l’eccelse torri e ’l gran giron tormenta.
Passa quindi a Narbona, e tutti intorno
gli ammutinati popoli spaventa;
e posto campo a la cittá sovrana,
di cadaveri ostili i fossi appiana.

506.E mentre ivi di sangue il campo tinge,
da lunge a la Roccella anco fa guerra.
Spernon da un lato, e Siiesson la cinge,
e di soccorso ogni camin le serra.
Né minor forza la combatte e stringe
da la parte del mar che de la terra,
dove al gran porto de l’alpestra rocca
tenta, industre Ingegnier, chiuder la bocca.