Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/775

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si serba una edizione della Galeria fatta in Ancona da Cesare Scaccioppa (1620); chissá che VAdone non si sia trovato a passare, tre anni dopo, per le medesime mani.

In un’altra lettera [n. 197], il Marino lamentava che fosse « svanita * certa ristampa torinese; la quale, invece, dovette andare in porto ed essere replicata l’anno dopo, a stare al Balsamo-Crivelli (che menziona « nel 1623-24 le due edizioni procurate in Torino da quella societá di librai fondatasi il 9 gennaio 1623 sotto l’insegna de “ La Concordia ” »). A me non è ancora capitato di avere fra le mani tali stampe e dubito che il primo editore novecentesco dell’ Adone si rimettesse alla fede del Brofferio (Cenni storici intorno all’arte tipografica e suoi progressi in Piemonte, Milano 1876, p. 17); né conosco le due edizioni, del 1627 e 1644, che il Balsamo-Crivelli dice uscite a Torino, a cura di Domenico Tarino e della medesima Compagnia della Concordia. Non si può tacere, però, che quella stampa del 1644 avrebbe dovuto, sola in Italia, sfidare i fulmini dell’Indice.

Nel 1627 usciva, e questo è ben noto, un altro Adone « in Pariggi » « Appo Michele Sonnio »; ma in prospettiva, si direbbe, tutta italiana; a giudicare dal fatto che in limine, dopo la Dedica a Maria de’ Medici e l’intrusione della Vita dell’Autore del Baiacca (giá stampata a Venezia dallo Scaglia nel 1625), la prefazione di Chapelain — non riprodotta nelle edizioni veneziane del poema — è al suo posto, si, ma non nella sua veste originale, ch’era da attendersi « a Pariggi », sibbene nella brutta e imprecisa versione italiana del Torelli (giá uscita in Italia, in aggiunta a La Sferza, invettiva del Cav. Marino [Venezia, Sarzina, e Milano, Bidelli, 1625]).

La « parigina » del ’27 è comunque la prima delle ristampe condotte, di lí innanzi, fuori d’Italia, almeno fino al 1784, con la vezzosa impressione molto settecentesca di Londra ma Livorno, replicata nell’89 e preceduta da un Elogio del Cavalier Marino scritto dall’Editore di tono vivacemente voltairiano («... Chiunque abbia letto spassionatamente questo Poema, troverá che la ragione per cui si attirò questa condanna [all’Indice] è un problema affatto insolubile ... V’è chi ha voluto supporre che il citato Decreto procedesse soltanto da privata inimicizia, o da qualche impegno letterario insorto tra ’l Cav. Marino ed Urbano vili, nel tempo che questi pretendeva nella Poesia di gareggiarlo e soverchiarlo, annoverandosi fra’ suoi avversari anche Maffeo Barberini, quantunque in principio gli dimostrasse amicizia ... »).

Nel mezzo, la fa da protagonista Amsterdam: prima con una pre-