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dico liberamente che mi perdoni se non posso contentarla in quel che desidera. Starò aspettando l’originale della lettera ch’io scrissi a V. S. per la posta passata e qualche risoluzione se vi è speranza del disegno dello Schidone. Con che le bacio affettuosamente le mani.
Di Torino [1613 o 1614].
XCIV
Al medesimo
Ha inviato al Villifranchi un sonetto del Benamati, ed è scontento dello Schidoni.
Mi ritrovo in mano l’originale della mia lettera e ringrazio V. S. della diligenza. Ho mandato il sonetto al signor Giovanni Villifranchi, il quale si ritrova al presente in Firenze; e l’ho pregato a rispondere ed a mandar la risposta o a me o a V. S., poiché gli ho data piena relazione dell’esser suo. Spero che mi fará questo piacere e ce ne accorgeremo agli effetti.
Io mi ero quasi risoluto di scrivere una lettera assai sensitiva e piccante allo Schidone, lamentandomi di lui che, dopo l’avernii fatto stentare cinque anni una bagatella, alla fine mi abbia mancato di parola, e dicendogli che lo disgraziavo ancorché l’avesse fatta. Ma poiché intendo esser sugl’imenei nuziali, aspetterò piú matura occasione; ché nel resto non voglio che mi abbia per uomo cosi dozinale che non si siano tenuti onorati i primi pittori del mondo d’avermi compiaciuto. E bacio a V. S. le mani.
Di Torino [1613 o 1614].
XCV
Ai. medesimo
Intorno allo stesso argomento.
Ancora non ho ricevuta risposta dal signor Villifranchi, e
da Firenze a questa volta, massime per l’occasioni correnti, v’è
tanto poco trafico che facilmente si possono perder le lettere.