Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/164

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convenevoli e da tutte le buone condizioni e di cagione e di fine e di tempo e di luogo e di modo e di persone che la sogliono render perfetta. Non mi lasceranno mentire le tante e si grosse spese ordinarie della sua casa, gli onorati stipendi de’ servitori, gli splendidi donativi de’ virtuosi, i superbi edifici de’ palagi, i ricchi abbigliamenti delle guardarobbe, le numerose stalle de’ cavalli, i lunghi alloggi de’ prencipi, i quali in Genova, non pur quando Ella vi risiede ma anche mentre che n’è lontana, sono, in ogni passaggio che di lá fanno, raccolti ed accarezzati con pompe sontuosissime. Parlerá ancora per me in comprovazione di ciò tutta la regione ciciliana sovrafatta dagli effetti di questa sua virtú, dove Scilla istessa, che soleva pur dianzi esser cosi ingorda di divorare, deposta la sua ferina aviditá, par che, quasi nella magnificenza del suo pastore specchiandosi, sia divenuta liberale.

Il decimo raggio è la caritá, di tutte le tre sorelle teologali la maggiore, che dando forma agli atti della liberalitá gl’ indirizza ad onor di Dio ed a beneficio del prossimo, né solo ricuopre, secondo l’oracolo dell’apostolo, la moltitudine de’ peccati, ma gli abbruggia e consuma non altrimenti che il fuoco le spine. È un vincolo indissolubile, che non pur lega l’uomo con Dio ma lo trasforma tutto in lui, poich’ Iddio altro non è che fuoco ardente e caritá viva. Questa è quella fornace bollente dove i tre fanciulli ebrei cantavano le divine lodi. Questo è quel rogo acceso ed inconsumabile dove il Signore apparve in visione a Moisè. Questo è quel carro infocato in cui fu Elia rapito dalla terra al cielo. E qui ora sovvienimi come possa essere piamente difesa quella opinione di Platone, il quale scrisse che l’anima nostra, lasciando la carne e volendo al suo facitore ricongiungersi, deve primieramente passare per un carro di fuoco, per non darsi passaggio immediato daH’uomo a Dio. Percioché carro di luoco invero è la caritá, per lo cui mezo dalla umanitá alla divinitá si trappassa. Ed essendo Ja caritá fuoco, a diritta ragione viene da me adombrata sotto metafora di raggio. E se V. S. illustrissima è il sole di questo raggio, convien dire che in lei non manchi l’ardore della caritá, volendo massimamente conformarsi