Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/209

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Nel Panegirico ristampato sono occorsi molti errori, ma piú mi rincresce d’un solo, il quale per mia inavertenza passò in quello di Lione. Nella stanza clvi, nel terzo verso, dove dice:

Tessendo trecce di lascivo ballo

ha da dire «di festivo ballo», perché la parola «lascivo» è nel verso precedente, e poi si è detto di sopra che niuna ninfa osò innanzi alla regina rappresentar lascivie.

V. S. mi ami al solito, mi commandi e mi scriva sempre.

Di Parigi [1615].

P. S. — Dopo l’avere scritto a V. S. mi sovviene raggiungere queste altre quattro parole. Di Firenze mi scrivono d’avermi mandato un certo dissegno, il quale è stato consignato in Milano al signor conte Luigi Marliani. Non vorrei che si perdesse. Perciò priego V. S. di volere scrivere una lettera a quel cavaliere, dicendogli come io le ho scritto questo e che desidero intendere se il dissegno è in suo potere, e che se cosí è, lo mandi a lei, che avrá cura di conservarlo infino al mio ritorno o d’ inviarlo qua per la prima commoditá sicura. 11 soprascritto ha da dire: «All’ illustrissimo signor mio osservandissimo il signor conte» ecc.

Anche di Modena alcuni mesi fa un certo Lucilio Gentiioni, che serve a quei serenissimi signori, mi scrisse d’averne in punto un altro per mandarmelo. Vorrei che ancora a lui scrivesse V. S. da mia parte e vedesse d’ averlo per ogni caso che potesse occorrere. E mi scusi dell’importunitá. Torno di nuovo a baciarle le mani.

CXXVI

Al medesimo

Intorno allo stesso argomento.


Scrissi a V. S. per l’altra mia tutte le particolaritá della mia fortuna. La mia pensione giá è assicurata e ne ho ricevute le spedizioni gratis. L’altr’ieri mi furono pagati cinquecento scudi