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CXL
Al medesimo
Ancora non ha ottenuto il pagamento della pensione arretrata.
Notizie sugli Idilli e la Polinnia.
Infine mi accorgo che se non mi risolvo di venire io stesso di
persona, del mio negozio non se ne fará nulla. Mi delibero
adunque di farlo, ma mi ritiene il dubbio d’avere a ritrovar la
corte partita; talché quand’ io fossi sicuro che il re fosse per
dimorare costi ancora quindici o venti giorni, io verrei senz’altro.
Perciò scrivo a V. S. pregandola instantemente a volermene subito avvisare, poiché io non aspetterò altro che la sua risposta
per mettermi in cammino. Qui si dice la peste è maggiore in
coteste bande che in Parigi, ma io non lo credo. Comunque
sia, io voglio fare ogni sforzo per esser pagato e poi chieder
licenza per qualche mese per veder l’Italia ed andarmene col
serenissimo principe di Piemonte. Ho giá mandata la Galeria
a Venezia e dopo l’avere scritto al Ciotti replico nuove lettere
accioché usi diligenza in ricuperare il pacchetto da! corriere,
onde sará parte della gentilezza di V. S. consegnar subito l’inclusa al secretarlo del signor ambasciatore veneto, pregandolo
da mia parte a darle sicuro recapito. Un’altra ne troverá V. S.
qui alligata la qual va al signor Scoto: di grazia, non manchi
di fargliela dare in sua mano. L ’Adone se ne stará cosí finché
Iddio vorrá: intanto non mancherò d’andare stampando molte
altre mie fatiche. Giá ho trascritto gl’ Idilli ed ho incominciato
a copiar la Polinnia , ed ho tanto scritto che dubito d’avermi
rotta qualche vena nel petto o d’altro male importante, perché
mi sento un dolore straordinario nel mezzo dell’osso del petto
e per avermi fatti molti rimedi ordinati da questi medici di qua
non me ne sento però punto alleggerito; onde, se non per altro,
son costretto a venire solo per aver qualche consulta dal mio
signor Paolo Emilio. E pregandola a rispondermi subito subito,
bacio a V. S. con ogni affetto le mani.
Di Parigi, a di 25 d’agosto 1619.