Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/259

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arrabbiati. Il meglio è lasciar quelli bravare al vento finché si stanchino, e questi abbaiare alla luna tanto che crepino.

Che m’importa, avendo io meco (oltre l’universale applauso della moltitudine) la favorevole protezione di chi piú sa, l’essere maltrattato ne’ poemazzi pasquineschi dagl’imitatori di Bovo e di Drusiano? Lodato pure il cielo che almeno non hanno avute altre armi da pungermi che titoli gloriosi, onde invece di piccarmi mi hanno piú tosto onorato! Ch’io mi sia figliuolo della Sirena noi nego, anzi me ne vanto. Ma coloro che ciò mi rinfacciano per obbrobrio vengono tacitamente a dichiarare eh ’essi noi sono. La somiglianza della simia non so come mi possa ben convenire, poich’io non mi son giamai piegato a contrafar loro come eglino hanno contrafatto me. Cosi fanno appunto alcune buone femine che, quando talvolta vengono a garrire con donne oneste, prima che sieno ingiuriate di «puttane», le prevengono col proprio nome. Mi hanno contrafatto, dico, imitandomi, non con emulazione ma con isfacciatagine, non solo nel suggetto d’alcun poemetto favoloso giá da me disteso in sonetti e con ogni confidenza communicato loro a penna in Napoli prima che si stampasse, non solo nella divisione delle rime liriche in capi (ordine da niuno altro osservato prima che da me e poi seguito da essi), non solo nella forma de’ panegirici in sesta rima, nella quale con l’occasione del natale di qualche prencipe hanno tracciato il mio stile; ma ne’ concetti particolari de’ lor canzonieri, e non solo in quelli de’ canzonieri ma in quelli delle lor «colombaie», e non solo ne’ concetti ma ne’ versi, e non solo ne’ versi ma ne’ nomi istessi delle persone che vi sono introdotte, ancorché ad altri poeti non ben conosciuti ne siano stati parimente tolti parecchi di peso. Ma non è tempo ora da spianar queste cifere. Se per l’ innanzi sarò irritato d’avantaggio, dimostrerò senza alcun rispetto piú distintamente queste e altre cose, le quali non piaceranno punto a chi prende ardimento di stuzzicarmi. Farò veder le bassezze innumerabili, le sciapitezze inenarrabili, le durezze insopportabili, gli storcimenti del buon parlare, le contradizioni delle sentenze, i barbarismi delle frasi, gli storpi della lingua, le freddure degli aggiunti, le