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CLXVIII

A don Lorenzo Scoto

Si duole che il Cardinal di Savoia non venga piú a Parigi, e chiede tre quadri del Branditi.

Scrivo in fretta, perché il signor Croce è in procinto di partire ed io non voglio perdere questa commoditá. Ho ricevuta l’ultima vostra de’ 15 di settembre, e mi ha fatto ridere in considerare quanto siate bene avisato de’ fatti miei con dir ch’io fussi in prigione. Se la malignitá de’ miei nemici non ha altro fondamento, essi stanno freschi. 11 simile dico circa il giuocare, poiché son giá due anni ch’io non tocco piú carte.

Rincrescami che la venuta del serenissimo prencipe cardinale sia andata in fumo, perché averei sperato di goder qui la vostra persona, alla quale mi confesso obligato per molti rispetti, ma specialmente per la diligente cura che dimostra verso le cose mie pigliandole a cuore con tanto affetto; e siate pur sicuro ch’io non sarò mai ingrato a chi mi ama. Non vorrei però che la buona volontá del signor Francesco Bontempo Musico si dileguasse anch’ella; e poiché egli ha intenzione di favorirmi, il favore sará doppio se si risolverá di mandarmi le cose che dice, il che sará facilissimo col vostro mezo, ché ne potrá fare un fagotino, consignandolo costi al signor Baronis che per via sicura l’ indrizzerá qua a’ signori Lumaghi. E credami che se mi donasse tesori non mi obligherebbe tanto; e ch’io gli manderò di qua in cambio o danari o altra ricompensa a sua elezione.

Ho ricevuto la lettera mandatami dal signor Claretti, a cui direte ch’io gli risponderò poi, avisandolo di tutta la mia risoluta intenzione.

L’Adone si stamperá senz’altro adesso, piacendo a Dio, poiché la pace è fatta e la reina madre viene a Parigi ; e di ciò non ne dubitate punto.

Ora io vi prego a farmi un servigio segnalato e non mancarmi, cioè pregare monsú Brandin a farmi tre quadretti della