Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/295

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misura ch’io vi mando qui inclusa: in uno desidero Mercurio ed Apollo quando si donavano l’un l’altro la lira e il caduceo, di quel medesimo disegno appunto ch’egli fece al signor conte di Rovigliasco; nell’altro Venere quando si fa acconciare la testa innanzi allo specchio dalle tre Grazie, come quello che fece al signor conte Gioia, se ben non ha da esser si grande né cosí largo per traverso; nell’ ultimo Venere in atto dolente quando gli amorini gli menano il cinghiale innanzi, conforme a quel disegnetto che me ne fece. Di grazia, pregatelo efficacemente a non voler mancarmi in questo, perché io fo travagliare in diversi luoghi d’ Italia, facendone far molti dai migliori maestri che mi vanno, per adornare una mia galeria in Napoli, tutti d’una istessa proporzione, ed ho dato a ciascun il soggetto che desidero. Giá ne son finiti alcuni, ma confido sopra tutto in lui, sapendo che l’ opere della sua mano possono stare al paragone di chichesia. S’io sapessi ciò che egli ne pretende, manderei qui inclusa la rimessa del danaro, ma n’aspetterò l’ a viso vostro e subito farò che il prezzo di essi vi sia costi sborsato. Se intanto bisognasse dargli caparra, supplisca in questo la vostra cortesia. I quadri saranno piccioli, onde credo che una dozina di ducatoni l’uno saranno pagati. Ma io non voglio che resti per quatrini: l’importanza sta nel sollecitarlo, disponendolo a rubar qualche ora alle altre sue occupazioni per amor mio. Finisco abbracciando carissimamente il mio signor Tesauro, e se il signor cavalier Muti si ritrova costi, facciagli un baciamano da mia parte, e sappia ch’io non mi scordo degli oblighi miei... b), il quale è ereditario verso lui, come fu giá verso quell ’anima onorata del signor Onofrio, che sia in gloria.

A Dio.

Di Parigi [fine del 1620].

(1) Lacuna nel testo. Forse è da supplire «e del mio affetto» o altra frase equivalente [Ed.].

G. B. Marino, C. Achillini e G. Preti, Lettere - i.

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