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GIAMBATTISTA MARINO


Mi maraviglio che l’ambasciator Pesaro non vi abbia fatte consignar due lettere mie circa il far portar qua le mie robbe, avendogliene giá scritto l’eccellentissimo Priulli: forse le sue bagaglie erano partite o n’averá avuta poca voglia; e perciò ne avrò pazienza. Quanto alla venuta del serenissimo cardinale me ne rido: son cose lunghe, e credo ch’io sarò prima in Italia che si faccia costi cotesta risoluzione.

Di grazia, sollecitate il signor Scorza; e ricevuto che averete il mio quadretto, vi prego per quanto mi amate a non mancar di mandarlo subito subito al nostro signor Guinigi, che avrá cura d’ inviarmelo. Il simile dico se il signor Muti vi dará quei pezzi di dissegni ch’io desidero, assicurandolo ch’io gli manderò all’incontro qualche altra gentilezza di qua, oltre l’obligo che gliene averò.

Il sonetto della Solitudine è bello, ma quanto al Discorso delle tenebre torno a pregarvi che mi scusiate, perché se sapeste la carica degli impacci tra’ quali mi ritrovo del continovo occupato e la indisposizione della mia persona, so che mi avreste pietá. Sapete bene che quando ho pututo vi ho servito di buon cuore, si come farò sempre, potendo.

Penso che a quest’ora abbiate conosciuto un mio nipote con l’occasione d’un passaggio che ha fatto di costá. Disidero averne novella.

Al signor conte Lodovico D’Aglié ed al signor Tesauro fo mille baciamani, ed alla vostra buona grazia mi raccomando.

Di Parigi [fine del 1622].

CLXXXVII

Al signor Bartolomeo Scarnato

S i scusa se non può anticipare il danaro per Tacquisto di alcuni arazzi.


La seconda lettera di V. S. (poiché la prima accennatami da lei non mi è capitata) mi ha ritrovato convalescente di una lunga indisposizione, la quale mi ha disturbato il ritorno in Italia a settembre passato, secondo la risoluzione giá da me fatta. Ora, la Dio mercé, mi porto meglio e spero, se non mi