Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/39

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la quale, come che scherzo giovanile e poco men che fanciullesco, per essere da me stata ne’ miei primi anni dettata, tanto ha nondimeno avuto di ventura ch’ella è stata da molti nobili intelletti trapportata in vari linguaggi, come schiavone, spagnuolo e pur ora da monsignor Ruberto Crampone leggiadrissimamente in francese. Ed hacci di coloro i quali, per vederla cosí errar vagabonda e per non conoscere il suo leggittimo padre, giudicandola orfana, la si hanno per pietá adottata. Per tutto ciò malagevolmente mi sarei lasciato disporre a ciò fare, se miglior mezzo o piú acconcio saputo avessi ritrovare di questo, per significare a V. S. illustrissima la riverenza della divozione che le porto ed al mondo il riconoscimento de’ favori che le debbo.

Or ecco che pur finalmente, quali si sieno, se ne vengono a sporre innanzi agli occhi del mondo i loro mancamenti ed a far publica mostra delle proprie disparutezze. Ma non è egli però che non sia in gran parte la mia vergogna consolata ed il mio ardimento degno ili scusa, purché si miri alle ottime qualitá ed a’ meriti singolari del personaggio a cui sono presentati. E di vero come potevano essi con maggior franchezza venire in campo che sotto lo scudo della sua protezione? Conciosiacosaché, prendendo per aventura qualitá dal nome per se stesso eterno che portano scolpito in fronte, saranno, per mia stima, sicuri non solo da’ morsi del tempo e dalle forze dell’oblivione, ma dal veleno eziandio de’ maligni e dal biasimo de’ detrattori. Ed oltraciò, a cui dovevano essi piú ragionevolmente essere indiritti che a V. S. illustrissima, in cui, oltre alla nobiltá del sangue giá a tutto il mondo chiaro ed oltre alle facoltá ed al vassallaggio che possiede, rilucono mille lumi di gentilezza, di cortesia e di magnificenza, le quali, secondo che io aviso, possono piú dirittamente che l’altre dirsi sue proprie doti e ricchezze, come quelle nelle quali non ha parte alcuna la fortuna e che hanno le lor radici fitte tenacemente nell’anima, onde la rendono non meno d’ogni parte ragguardevole che amabile a chiunque la conosce?

Le quali cose come che cosí sieno, mi ha nondimeno sopra tutto mosso ad offerirle questo picciolo dono la vivacitá del suo

G. B. Marino, C. Achillini e G. Preti, Lettere - i.

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