Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/61

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XLII

Al. SIGNOR N. N.

Annuncia di tornare a Ravenna e ringrazia l’amico delle sue cortesie.

Sono ancora in Bologna e sono al mio solito arciguattero di V. S. Sto aspettando la carozza da sei cavalli del mio cardinale, la qual non può tardare a venire, portando in qua il signor FYancesco dell’Armi ; e con quella commoditá penso di ritornare alla volta di Ravenna, dove V. S. potrá inviarmi l’effetto del favore promessomi. Ma, o Dio, quando potrò io rallentare in qualche parte la catena di tanti oblighi ch’ Ella mi ha messi addosso? Io per me non lo spero, poiché, quando dovrei incominciare ad allegerirmi del peso, veggo che va crescendo il cumulo delle grazie sue ed insieme il numero de’ debiti miei. Pure io mi contento e mi glorio d’un laccio cosí nobile e d’una prigione cosí soave, e mi sforzerò quanto prima di darne qualche publico testimonio al mondo. Non ho tempo di canzonare, perché è tardi e sono stracco. Nostro Signore la feliciti come merita.

Di Bologna [1Ó07].

XLIII

Al signor Lodovico Caracci pittore

Ne loda un disegno e lo invita a dipingere Salmace ed Ermafrodito.

Il disegno di V. S. è riuscito tale che ha dato luogo piú alla maraviglia che alla lode, e la maniera è piaciuta tanto a quello personaggio che lo desiderava, ch’egli è entrato in nuovo desiderio d’ impiegare V. S. in opere grandi. Credo che intorno a questo le scriverá di Genova lettere particolari; onde, perché Ella sia informata delle qualitá sue, non voglio lasciar di dirle ch’ è suggetto degno d’essere favorito da lei: ricco, potente e altrettanto cortese e generoso; talché sappia ben conoscere ed anche riconoscere le fatiche di V. S.