Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/92

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riguardarsi. Né minor miracolo, s’io non m’inganno, è da stimarsi il vedere che dopo la consumazione dell’atto , mentre il disgraziato correva per salvarsi, si sia subito e senza intervallo alcuno abbattuto ne’ ministri della giustizia, e perseguitato dalla plebe si sia lasciato fermare e prendere si di leggieri.

Quinci l’inganno del diavolo si può agevolmente comprendere, il quale, dopo l’avere scorto al precipizio il malfattore, l’abbandona e gli toglie l’intelletto da saper procacciarsi lo scampo. Iinperoché se il Murtola fusse piú consideratamente e con miglior ordine venuto a danneggiarmi, senza dubbio non gli sarebbono altri modi mancati, e piú commodi e piú facili, da essequire il suo capriccio e da conseguire il suo fine. Ma a me giova di recare il tutto piú tosto alla divina bontá, la quale suol di rado permettere che la perfidia abbia forza di conculcar l’innocenza.

Hassi dunque a conchiudere che quando egli dal tribunale che lo ritiene eschi assolto ed impunito, dee riconoscere la libertá e la vita non dalla propria ragione, poiché altra ragione per sé non ha che l’essere irragionevole, ma assolutamente dalla benignitá di V. A. di cui proprio è il perdonare. Onde, or che mi pare d’avere giá a bastanza giustificata la mia parte, la supplico umilmente per le viscere di Cristo a degnarlo della sua pietá ed a volere aver riguardo all’umana debolezza, la qual si lascia assai spesso superare dall’ira e signoreggiare dalla passione. È vero che la pace rotta, la determinata volontá e l’armi doppiamente proibite, il luogo publico dove rissiede il prencipe, la ferita mortale in persona d’un innocente, la machina ordita contro un religioso di V. A. e servitore d’un cardinale ospite • li questa corte, son condizioni e circostanze delle quali si fa un cumulo di sceleratezze da non potersi mai punire a bastanza. Ma chi non sa che né Iddio averebbe campo da manifestare la sua immensa ed infinita misericordia se non fussero i peccati degli uomini, né i prencipi occasione di essercitare la loro reale e magnanima clemenza se non fussero gli eccessi de’ delinquenti? Inumana cosa è l’incrudelire ne’ miseri e degna d’animo generoso il sollevare gli afflitti. Scusi la naturai frenesia del suo cervello. Compatisca la tentazione del demonio. Condoni l’unae