Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/93

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l’altra alla gelosia ch’egli aveva della grazia di V. A., dubitando forte non gli fusse da altri preoccupata. E poiché l’offeso gli perdona con tanta prontezza la colpa, non si dimostri Ella scarsa ed inessorabile a perdonargli la pena.

Ma perché mi accorgo avere di gran lunga i termini della lettera trapassati, fo punto; ed intanto il profondamente inchinarla e l’ affettuosamente augurarle il colmo d’ogni felice grandezza vaglia per fine di questa.

Di Turino [15 di febbraio 1609].

LUI

Al conte Fortuniano San Vitali

Ancora dell’attentato del Murtola.

Io non dubito punto che lo spaventoso accidente seguito questi giorni passati in persona mia non sia stato sentito vivamente dagli amici e padroni piú cari, poiché ha potuto muovere ad orrore ed a pietá anche gli animi di coloro che non mi conoscono. E che in particolare V. S. abbia voluto dolersi meco della disgrazia del pericolo e rallegrarsi della grazia del miracolo, me ne pregio ma non me ne maraviglio, sapendo quanto Ella sia cortese e quanto mi ami. Questo scelerato è giá stato condennato nella prima sentenza a morte; ma stante la benignissima natura di questo prencipe e l’ importuna instanza che del continuo io gli fo per la grazia del reo, credo che nell’altra gli sará allegerita la pena. Mando a V. S. una lettera in forma di manifesto intorno a questa materia, scritta da me non per altro che per mia discolpa. Desidero che sia veduta e, quando da lei sia giudicata degna di luce, mi sará caro che se ne sparga qualche copia. Ed il tutto faccia con consiglio del mio signor Stigliani, della cui grazia son gelosissimo e ne vivo in qualche dubbio, poiché veggo ch’a tante mie raccomandazioni e salutazioni né risponde né corrisponde. Comunque sia, io non posso non amare e non istimare il suo valore singolare; e di grazia, V. S. di ciò l’assicuri.