Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/400

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ci è balzata innanzi una circostanza, a cui a principio non avevamo posto mente, la quale ci ha costretti a rifar tutto daccapo! Pure, dopo aver mutato e rimutato, siamo giunti a un ordinamento, che, almeno nelle linee generali, ci soddisfa. Di certo, non porremmo per esso le mani sul fuoco. La datazione congetturale di un epistolario è come la restituzione di un testo mutilo: una volta su dieci la scoperta del testo integro dá al restitutore la soddisfazione di vedere confermate le sue congetture. Non proveremmo quindi nessuna sorpresa se, venendo fuori un giorno gli autografi del Al., che abbiamo indarno ricercati, risultasse da essi che una lettera da noi assegnata, p. e., al 1619 sia invece del 1617 o del 1621. Tuttavia ci lusinghiamo che errori gravi (come l’avere anticipata o posticipata di dieci o quindici anni una lettera) nel nostro ordinamento, fatto in base agli ultimi studi sulla vita del M., non sieno incorsi. Rendere particolareggiato conto di tutta la serie di induzioni e deduzioni, che ci hanno persuasi ad assegnare a questa o a quella lettera questa o quella data, non è possibile: occorrerebbe fare l’analisi minuta di almeno dugento lettere, ossia esibire, a dir poco, trenta o quaranta pagine di prosa tutt’altro che divertente. Riassumeremo quindi, il piú brevemente possibile, il risultato delle nostre indagini.

La vita del M. può dividersi in sei periodi: nel primo, che va fino al 1598, egli dimorò a Napoli; nel secondo, che giunge fino ai principi del 1610, menò vita randagia tra Roma, Firenze, Venezia, Ravenna, Bologna, Torino e forse qualche altra cittá d’ Italia; nel terzo, dal 1610 ai principi del r 6 r 5, ebbe stabile dimora alla corte di Carlo Emanuele primo di Savoia; nel quarto, dal 1615 all’aprile 1623, menò vita fastosa a Parigi, presso quella di Luigi decimoterzo; nel quinto (maggio 1623-maggio 1624) sua stanza fu Roma; nel sesto tornò, dopo tanto peregrinare, nella sua cittá nativa, ove mori il 25 marzo 1625 0).

Che le lettere i-xm appartengano al primo periodo, si scorge a colpo d’occhio. Chi le scrisse non era giá il poeta di fama ormai indiscussa, e accarezzato, vezzeggiato, colmato d’onori e di ricchezze; ma ancora il giovane principiante, che cerca entrar nel mondo letterario pubblicando scritti altrui, e che purtroppo ha bisogno di chi gli presti pochi ducati per tirare innanzi alla

(i) Riassumo dalla cit. biografia del Borzelli .