Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/39

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delinearsi quella tendenza che costituisce lo spirito nella sua intima natura, la tendenza a raccogliersi in una unità, ad affermare di fronte alle forze inferiori un’unità che è rispetto ad esse anche liberti. E vediamo chiaramente allora anche come tutta la vita sia indirizzata verso quella unità che in tutti i tempi è stata considerata come il sabbato della vita, verso la vita in quell’unità assoluta dello spirito che è il termine delle aspirazioni della vita religiosa e ci si presenta come la meta ed il compimento necessario di tutte le altre forme inferiori della vita. Certo quest’unità ideale, questo regno perfetto dello spirito non è una realtà data, un mondo fatto e finito che noi possiamo abbracciare con lo sguardo nella sua perfezione e nella sua totalità: sebbene noi sappiamo che l’essere e l’agire nostro migliori hanno in esso il loro fondamento, nessuna cosa è più lontana da noi quanto la possibilità di rinserrarlo in una chiara forma ed in un contenuto preciso. Di qui si spiega perchè questo regno dello spirito in dati momenti della vita degli individui e delle collettività si presenti come un ideale nebuloso senza alcuna consistenza precisa e senza alcun’efficacia reale sulla vita; e perchè noi stessi vi partecipiamo in alcuni istanti con la certezza di possedere in esso una realtà obbiettiva e sicura d’un incomparabile valore ed invece in altri momenti lo spirito nostro si abbatta scorato sulla realtà presente considerando questo mondo, verso cui lo chiamano le voci divine dell’anima, come un sogno vano di povere menti illuse. Ma se il complesso di tutte le induzioni esteriori non giunge al di là d’una conoscenza puramente simbolica, si aggiunge qui ad esso una certezza di altra natura: la certezza che ci viene dal sentimento del dovere. Il sentimento del dovere è la forma sotto cui si rivela, nella coscienza dell’individuo, la presenza di questa realtà spirituale superiore; in questa interpretazione del dovere nel quale noi, partendo dalla considerazione delle realtà spirituali, vediamo il presentimento imperioso, l’esigenza d’una vita più perfetta e più libera, il rinnovato idealismo s’incontra con il pensiero immortale di Emanuele Kant, il quale partendo dall’analisi del dovere vide in esso la rivelazione nella sfera umana d’un ordine divino inaccessibile alla ragione speculativa.

Tale, o Signori, è nelle sue linee più generali il concetto del mondo quale ci è presentato dalla speculazione idealistica al-