Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 1.djvu/10

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Perchè i suoi occhi fanno un giro convulsivo nelle loro orbite, e poscia ai chiudono, quasi per isfuggire ad un oggetto di orrore?

Orrende rimembranze si avvoltano in quel capo, e vi si aggruppano come densi nugoloni forieri d’imminente uragano.

Un’ora buona trascorre in quella muta e selvaggia contemplazione del teschio incarnato; ma il sonno si abbatte sulle palpebre di Gaetano; la natura reclama i suoi dritti; e fa d’uopo obbedirle.

Egli si leva, e pone il teschio in una cassa di latta, nella quale ordinariamente pone i pezzi anatomici che tragge seco dall’Ospedale e che riporta quivi fedelmente il domani, per essere trasportati al Camposanto, insieme agli altri cadaveri e membra disgiunte che ogni sera vengono raccolte nelle sale anatomiche.

La casa di Gaetano è composta di una stanza che ha in fondo un’alcova, ov’è riposto il suo letticciuolo. Trista, oscura, umida e malefica, questa abitazione, come tutte quelle di quei quartieri malsani, non riceve l’aria e il lume che da una finestra dai vetri quasi tutti rotti e crollanti, la quale riesce sovra la piazzetta Zecca dei Panni.

Prima di andare a letto, il giovane studente si avvicina alla finestra, e sprolunga uno sguardo sulla strada; una lanterna rischiara una canova, o piuttosto una caverna a volte lugubri e metiliche come tomba. Alla squallida e incerta luce della lanterna, due uomini usciti dalla