Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 1.djvu/27

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— E indugerà molto a ritornare?

— È facile, perchè è ito in città per un contratto matrimoniale.

La fisonomia del giovin signore si rischiarò; un leggiero sorriso passò benache sulle sue labbra, cui egli si affrettò peraltro di nascondere, portando la mano destra sui baffi. Stette in silenzio alcun poco, guardando attentamente il commesso, quasi avesse voluto studiarne l’indole attraverso il ghiaccio delle fattezze; ma invero la cera ingrognata, le laconiche risposte, e la quasi inurbanità del contegno di Gaetano non erano tali da incoraggiare il cavaliere a proseguire un dialogo che lo scribente sembrava perfettamente disposto a far terminare in monologo.

Il giovin signore, il quale probabilmente avea le sue ragioni di accattivarsi la benevoglienza del commesso, e che non pareva niente affatto dispiaciuto di non aver trovato il principale, pensò che il sedersi avrebbe dato una più chiara idea della sua intenzione di non ismetter la conversazione, ed in fatti si sedè sovra una sedia che stava a fianco del tavolino su cui scrivea Gaetano.

— Vuol’ella forse aspettare che il principale sia di ritorno? chiese Gaetano.

— No, avrei due parole a dire a lei direttamente.

— A me!

Gaetano guardò fissamente in faccia l’interlocutore.