Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/112

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indi a poco la fanciulla; voi non abbandonate giammai la povera cieca!

Il Marchese e Carolina si scambiarono uno sguardo di dolore, il padre cercò subitamente di richiamare allo stato normale le idee della fanciulla e si affrettò di dirlo:

— Io non ti ho abbandonata un istante figlia mia allorchè tu eri cieca, ed ora nemmanco ti abbandono un istante; posso io lasciarti senza lasciar la vita? Carolina è stata parimente vicina a te durante il tuo sonno; ella non ha voluto porsi a letto temendo che tu stessi ammalata e che avessi bisogno del suo aiuto.

Beatrice volse i languidi occhi all’amica, quasi avesse voluto ringraziarla con uno sguardo ricolmo dì estrema tenerezza.

— Tu eri indisposta sorella mia, le disse Carolina, ed io non poteva prender sonno. Mi è tanto grato il vegliare vicino a te! Ti vedevo a dormire con tanto piacere!

— Come sei bella, Carolina! sciamò Beatrice quanto sei cara! Oh!... tu non mi abbandonerai giammai, non è vero? non mi abbandonerai giammai, come non mi abbandona mio padre!... oh... Avete fatto bene a star vicini a me mentre io dormiva... Ho fatto un sogno, oh! un sogno così brutto... e poi così bello! Mi sembrava che io fossi per diventar sposa; che tutte le stanze di questo casino risplendessero di mille lumi ed echeggiassero di mille voci festose... Dovunque i miei occhi si volgeano, incontravano dolci sorrisi, volti felici e ridenti; mio padre e un angioletto erano