Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/133

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zeppo di forestieri; parea che le nazioni europee si fossero dato ritrovo in quella città regina del Mediterraneo. L’affluenza però de’ forestieri nelle sale del conte Franconi era grandissima; gran parte del corpo diplomatico, i ministri esteri, i segretari di ambasciate vi erano intervenuti: la diplomazia, la scienza e la ricchezza si davano la mano, si mischiavano ne’ concerti della contradanza francese e ne’ giri cadenti del valser.

Il ballo era brillantissimo e animato; la polka, di recente arrivata dalla capitale della Francia, signoreggiava per novità, per grazia, per vivacità: cento coppie si slanciavano briose nei capricciosi movimenti del valser polacco. Era un turbine abbagliante di donne leggiadrissime e di svelti cavalieri.

Nelle altre sale dove non sì ballava, si erano formati svariati gruppi. I balconi che mettevano in sulla Riviera erano coperti di guardie marine, che non avean preso parte al ballo, e di altre persone, cui l’età non permetteva di mischiarsi a’ piaceri della giovinezza.

Beatrice era seduta in un angolo del salone. Carolina, che per qualche tempo le avea tenuto compagnia, si era slanciata con trasporto alla danza, che formava uno dei suoi gusti più favoriti. Ed in vero, la figliuola del Conte stava nel ballo come nel proprio suo elemento: quivi ella spiegava tutti gl’incanti delle sue fattezze corporali, siccome nelle solenni congiunture si scopriano i tesori della sua bell’anima. Per una giovinetta di diciassette anni, il ballo è gran