Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/134

Da Wikisource.

— 134 —

parte della vita; tutta la poesia della sua immaginazione regna in que’ momenti affascinanti. L’impero delle donne, che il secolo decimonono ha distrutto, non si ritrova che nelle sale da ballo.

Carolina ballava con grazia indicibile; la sua persona parea si rialzasse: assumeva un aspetto così nobile e distinto che impossibile egli era di non guardarla con estatica ammirazione. Le tablettes di lei eran però coperte d’inviti.

Rinunziamo a dipingere i sentimenti che provava Beatrice. Era la prima volta che assisteva ad una festa di ballo; era la prima volta che tanti esseri felici, giovani, belli, sorridenti passavano sulle sue pupille come fantasmi di un caro sogno. Ella sola, tra le giovinette non ballava; la poveretta non sapea ballare. Con estrema dilicatezza il conte Franconi e la costui figliuola avean fatto correr nel salone la voce che una lontana parente era morta alla Rionero per dare un pretesto ed un colore alla astinenza del ballo. Per felice combinazione Beatrice vestiva di nero. La fanciulla avea fatto il solenne voto di vestir di nero la prima volta che sarebbesi recata in Napoli, dopo ricuperata la vista.

Moltissimi amici ritrovò il Marchese, i quali da lunga pezza egli non vedeva. Costoro, che conoscevano aver egli una figlia cieca, saputo che costei più non era in tale funesta condizione, ne dimandavano al genitore e si faceano quindi a circondare la giovinetta e la guardavano con curiosità e ne ammiravano la specio-