Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/141

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deo, ma Colui che dispensa le pene adeguate ai falli. Ascoltami, Oliviero, ascoltami attentamente. Ne’ primi momenti che io mi accorsi di essere diventato cieco, quando questa orrenda convinzione s’impadronì di me, non so dirti a quali eccessi di rabbia e di disperazione mi detti in preda; io ruggiva come leone, bestemmiava contro tutti gli uomini e passava le intere giornate a esecrar l’universo. Io ben conosceva l’autore della orribil disgrazia che mi era sopraggiunta; conscio de’ miei imperdonabili torti, io sapeva che non altri che il Blackman poteva essere stato quegli che inventava un genere di vendetta così atroce contro di me, suo nemico, tanto più che ancora mi risuonavano all’orecchio le tue beffarde parole, allorchè ti presentasti a casa mia nel momento che io era divenuto cieco per opera delle tue mani. Ed io non riposava pensando al come annientarti, al come disfogare la rabbia dì vendetta che mi dilacerava l’anima. Accasarti alla giustizia? ma come avrei potuto farlo? Su quali indizi stabilir l’accusa? Ed ancorchè mi fosse riuscito il provare che tu mi avevi strappate le pupille, non avresti tu allora disvelato a’ tribunali il tentativo di assassinio ond’io voleva lordar la mia vita?

«Ne’ momenti di rabbia feroce che mi assalivano, avrei voluto da me medesimo satollarmi del tuo sangue, avrei voluto sbranarti colle mie unghie, avrei voluto saziar lentamente la sete di vendetta che mi divorava, veggendoti a morir straziato. Poscia, quando io considerava che non avrei potuto vederti, quando pen-