Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/156

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gosciosa tenerezza, si curvò, e impresse leggiermente un bacio, su i venerandi capelli di lui.

Ella non volea destarlo, ma il cuor di lei sentiva bisogno straordinario di espansione di amore di tenerezza. Eran tanti giorni che ella non avea rivolto la parola al genitore infelice, che non l’avea racconsolato di una speranza, che non l’aveva ringraziato delle assidue cure onde ad ogni ora del giorno e della notte quel padre impareggiabile vegliava a fianco di lei.

Beatrice, dappoi che di bel nuovo ebbe rimirato a dormire l’autore de’ suoi giorni, si chinò novellamente sul capo di lui, ritorno a baciarlo più fortemente, e questa volta, con ambo le braccia il circondò e lo strinse al seno.

Rionero si svegliò.

Fu un momento di suprema gioia pel cuore di quel misero! Egli si sentì attorno al collo le braccia della figlia, sentì sul proprio volto il caro volto di lei: le loro lagrime e i loro baci si confusero e molto tempo si stettero in quella dolcissima espansione.

Un ritorno a’ teneri sentimenti facea presagire in Beatrice un ritorno alla salute; questo pensiero gittò un fiume di contentezza sul cuor di Rionero; egli si sentiva affogato dalla piena delle lagrime.

— Padre mio, diceva con voce debolissima la fanciulla, e dovrò lasciarvi! lasciarvi per sempre!!

— No, figlia, figlia mia tu non mi lasce-