Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/159

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e, dopo il sogno da me fatto, la presenza di Oliviero mi gela il sangue, mi fa paura... E poi, non so... è qualche tempo che le sue fattezze mi fanno un’impressione che dianzi non mi avean fatta... Arrossisco a dirlo, ma una specie di visione... ha colpito la mia fantasia, io ho veduto... un angiolo... là nella stanza di mia madre...

— Profferendo queste ultime parole, la voce di Beatrice era talmente sfinita, fiacchissima, i suoi occhi eran talmente velati dalla debolezza, che la fanciulla si abbandonò su i guanciali. Poco stante, ella avea chiuso gli occhi, ed era ripiombata nel suo soporifero deliquio.

Il Marchese non intese o non udì le ultime parole della figlia, ma fu spaventato dalla cadaverica pallidezza che si era manifestata sul sembiante di lei.

Egli suonò il campanello e ordinò che si fosse chiamato Oliviero.

Gaetano si appressò al letto di Beatrice. Egli era più pallido, più abbattuto della stessa ammalala. Un dolor profondo era scolpito in sul suo volto.

— Signore gli disse il Marchese, pocanzi mi ho sentito allargare il cuore; mia figlia avea ripresa tutta l’energia della vita; il suo sguardo si è animato; le sue sembianze avean riacquistato i loro colori; mi è sembrato che la natura avesse oprata una di quelle crisi istantanee che ingannano la scienza e vanno al di là di tutte le speranze che si possono concepi-