Vai al contenuto

Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/174

Da Wikisource.

— 174 —

dell’orizzonte il ventaglio de’ suoi raggi che ritti si levavano nell’aere puro come l’aureola di un genio.

Il tramonto di un giorno estivo è la più pura immagine della morte di una vergine: la volta del cielo rimane bella e serena ma fredda; nulla vi manca fuorchè la luce; così il corpo della vergine si riman bello e sereno ma freddo, nulla vi manca, fuorchè l’anima.

E Beatrice, fattosi adagiare il capo sopra un macchio di guanciali, guardava il tramonto del sole, assorta in estasi divina. Le sue mani riposavano, l’una in quelle del padre, l’altra in quelle di Gaetano.

— Che cosa è questa luce che mi circonda?.. diceva la giovinetta parlando lentissimamente e cogli occhi rivolti sul lontano orizzonte... Oh è troppa luce! Come è pallido il sole in mezzo a quei fiume di splendore!... Oh quante stelle si aggirano sul mio capo! Ecco... si aprono questi astri lucidissimi... la volta del cielo si dischiude... Ascoltate... ascoltate che melodia di arpi!... Chi è che mi solleva dal letto? Ah! sei tu, madre mia... Che tu sii benedetta, io ti aspettava... Come sei bella! Sollevami... sollevami nelle tue braccia; fammi recitare l’Ave Maria... Sostienmi, madre mia, oh come son debole! Quanto ho sofferto!... Oh io non posso! Le mie membra si rifiutano, sono stanca... stanchissima! Ah... non mi lasciar, madre mia non mi lasciare... Ecco, son caduta!...»

Beatrice si tacque... Il suo respiro era corto, affannoso, convulsivo. Rionero la chiuse nelle sue braccia.