Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/175

Da Wikisource.

— 175 —


— Figlia, Beatrice, rientra in te... Dinne se alcuna cosa brami... Guarda tuo padre...

E veggendo che la figliuola il guardava trasognata, Rionero proruppe in lagrime.

— Coraggio, sig. Marchese, diceagli Gaetano; ricordate che la malattia di questa cara creatura riconosce la precipua ma cagione nell’eccitabilità nervosa: il vaneggiamento è quindi naturale.

Beatrice sollevò alquanto il capo: le sue pupille luccicarono ancora di viva luce:

— Oh... chi è mai quel Cavaliere che monta su per il colle? Il sole gli sta a’ piedi... Come è bello!... Vedete le piume del suo cappello, sembrano due iridi... E perchè si ferma adesso? perchè mi guarda?... Egli mi saluta... Lo riconosco... Ma or più nol veggo... si è dileguato!!...

Beatrice ripiombò su i cuscini e prese quell’atteggiamento che soglion prender gli infermi allorchè si avvicina l’ora estrema...

Gaetano trasse a sè il Marchese che non volea dipartirsi dal fianco della figlia.

— In nome di Dio, signore, in nome di vostra figlia, per la memoria di vostra moglie... allontanatevi, signor Marchese...

— Allontanarmi da mia figlia!...

— Ella si muore, sig. Marchese... È necessario scacciar dalla sua mente ogni profano pensiero...

— Mia figlia si muore!... mia figlia si muore! ripeteva stupidamente il Marchese, e parea come se non avesse compreso il significato di queste parole.

Gaetano suonò il campanello.