Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/46

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dell’alba di questo giorno, pregò benanche l’anima della madre d’intercedere tanta grazia dal trono dell’Altissimo e di assisterla in quei momenti solenni. Rassegnata a’ voleri di Dio e del padre, ella non si era abbandonata a nessuna speranza, a nessuna illusione, ma in pari tempo non disperava della grazia che forse la provvidenza le avrebbe impartita, mercè le preci della diletta sua madre.

Il marchese Rionero era agitato... convulso... stordito... A quando a quando un fiume di gioia traboccavagli sul volto che tosto s’irradiava; talvolta l’incertezza ed il timore spandeano sulle sue gote mortal pallidezza... Ei non sapea staccarsi un momento d’attorno alla figlia, che pareva essergli diventata vie più cara adesso che gli occhi di lei si sarebbero aperti all’alma luce del giorno. E pure mille dubbii l’assalivano ancora! Se il dolore le avesse dovuto arrecare altro male! Un’ora prima dell’operazione, il Marchese e Beatrice s’inginocchiarono dinanzi alle Immagini del Cristo e della Vergine Madre, e recitarono calde preghiere per impetrar di conservare la grazia della vista alla cara fanciulla.

Verso le undici del mattino, Gaetano entrò nella camera di Beatrice... Egli avea nella destra mano una scatoletta d’oro, nella qual erano riposti i diversi istrumenti, che gli abbisognavano... Il marchese Rionero baciò con tenerezza la figliuola, strinse la mano di Gaetano; parea trasognato; gli sembrava impossibile, scorgendo la serenità del medico, che