Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/62

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La deformità di Gaetano avea fatto dapprima una strana impressione sull’anima di Beatrice, la quale non sapea persuadersi esser quell’uomo di sì sconce fattezze il Blackman che le avea ridonato il supremo de’ sensi. Ella il guardava con dolore; avrebbe data la sua vita perchè colui non fosse stato deforme; la pietà vestiva talvolta in lei l’aspetto di amore, così che sembravale non poter non amare quell’uomo, cui la natura, dando un’anima tanto nobile ed elevata, avea negata la regolarità delle forme esterne. Beatrice giurò nel proprio suo cuore di amarlo; perocchè ella comprendea tutta l’altezza della gratitudine. Beatrice sublimava se medesima al pensiero di circondare quel povero essere con tutta la espansione di un cuore vergine di affetti. Quanto più la natura avea con dannato il Blackman all’isolamento e all’abbandono in cui lo metteva la sua deformità, tanto più la fanciulla sentiva il dovere di compensarlo col sacrificio del proprio cuore.

D’altra parte, era nella condotta di Gaetano verso di lei tanta delicatezza, tanta abnegazione, tanto amore, che ella se ne sentiva tocca nel fondo dell’anima. Due mesi eran passati dacchè ella godea la vista del creato, e Gaetano non avea richiesto ancora l’adempimento del solenne patto conchiuso col Marchese. Non ostante l’ardenza della sua psssione, Gaetano aspettava in silenzio che una parola fosse uscita dal labbro della fanciulla riguardo a’ loro sponsali. Ogni volta che ri trovavan soli, Gaetano, pallido e tremante pareva aspettasse da