Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/71

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smozzicava e tosava i tronchi, acconciava le steccate, ripuliva i rosai, rastrellava le frondi cadute; si dava insomma la più gran fatica del mondo per far bello e appariscente il giardino.

A veder tutto questo movimento e questo affacendarsi, ognuno avrebbe potuto credere che una folla di comitati sarebbe giunta tra poco al casino per festeggiare il giorno in cui la vaga Beatrice dava parola di matrimonio, eppure non altri erano stati invitati alla gioia della famiglia che il conte Franconi e la costui figliuola.

È questo il momento di far notare una circostanza non poco importante. Fin da’ primi momenti che Beatrice ricupero la vista, Gaetano avea rivolto al Marchese la strana preghiera di non ammettere in sua casa che solo quegli uomini che per la loro età e per la volgarità del loro stato non avessero potuto fare alcuna impressione sull’animo di Beatrice. Egli era geloso, e ben ne avea le sue ragioni il tapino, imperciocchè qualunque paragone gli sarebbe stato funesto nel cuore della donna amata. Il Marchese, avvegnachè avesse fatto osservare al suo futuro genero l’impossibilità di mantener Beatrice in un circolo di sempre uguali persone, e lo avesse rassicurato su i sentimenti nobili e dilicati della figliuola, pure il volle contentare, e si astenne dal far venire nel suo casino altre persone all’infuori di quelle che erano indispensabilmente necessarie.

Il conte Franconi non pareva eccitare i gelosi