Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/160

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tenersi per sè i suoi guai e le sue miserie. Volse il capo, vedendo entrare la sorella, quasi un’ombra gli calasse sul viso incartapecorito. Poscia le accennò colla mano di accostarsi al letto. - Sto meglio... sto meglio... povera Bianca!... Tu come stai?... Perchè non ti sei fatta vedere?... perchè?...

Le accarezzava il capo con quella mano scarna e sudicia di malato povero. Gli era rimasto sulle guance incavate e sparse di peli grigi un calore di fiamma.

- Povera Bianca!... son sempre tuo fratello, sai!... il tuo fratello che ti vuol tanto bene... povera Bianca!...

- Don Ferdinando mi ha detto... - balbettò essa timidamente. - Volete un po’ di brodo?...

Il malato da prima fece segno di no, guardando in aria, supino. Poi volse il capo, fissandola cogli occhi avidi dal fondo delle orbite che sembravano vuote, filigginose. - Il brodo, dicevi? C’è un po’ di carne?...

- Manderò dalla zia... dalla zia Sganci!... - s’affrettò ad aggiungere Bianca, con una vampa improvvisa sulle guance. Sul volto del fratello era passata un’altra fiamma simile.

- No! no!... non ne voglio.

Neppure il medico voleva: - No, no! Cosa mi fa il medico?... Tutte imposture!... per spillarci dei denari... Il vero medico è lassù!... Quel che vorrà Dio... Del resto mi sento meglio...

Parve migliorare realmente, di lì a qualche giorno: