Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/245

Da Wikisource.

— 237 —


— No, no... Mi pare mill’anni d’esser lontano...

— Qui però non avete da temere... Gli sbirri non vengono a cercarvi qui! A casa vostra piuttosto! Guardatevi!...

Infatti Bianca la sera innanzi s’era visto capitare a tre ore di notte il Capitan d’Arme, un bell’uomo colla barba a collana e i baffi alla militare, che recava il biglietto d’alloggio. Bianca, già inquieta per suo marito, non sapendo che fare, aveva mandato a chiamare lo zio Limòli, il quale giunse sbadigliando e di cattivo umore. Invano il Capitan d’Arme accarezzandosi i baffi che aveva lasciato crescere da poco, le diceva colla voce grossa:

— Non temete!... Calmatevi, bella signora!... Noi militari siamo galanti col bel sesso!...

— Poi — aggiunse il marchese — questi qua sono militari per modo di dire; come io ho fatto il voto di castità perchè sono cavaliere di Malta.

Il Capitano si accigliò, ma l’altro, senza accorgersene continuò, battendogli familiarmente sulla spalla:

— Vi conosco, don Bastiano!... Eravate piccolo così, colle brache aperte, quando si faceva delle scappatelle insieme a vostro padre... Allora il voto mi dava noia come vi dà noia adesso quella stadera che portate appesa al fianco... Bei tempi!... Bell’uomo vostro padre! Il cuore e la borsa sempre aperti!...