Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/445

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L’aspettava sua moglie con un piatto di maccheroni... e tante altre cose... Per un piatto di maccheroni, Dio liberi, ci lasciò la pelle!

Appena mastro Titta udì il rumore della schioppettata, due minuti dopo, disse fra sè: — Questa è compare Nanni che se l’è presa.

Don Gesualdo quel giorno aveva avuto degli altri dispiaceri. Speranza mandava l’usciere giusto quando sapeva di fargli dare l’anima al diavolo. Non gli lasciavano requie da anni ed anni, e gli avevano fatto incanutire i capelli con quella lite. Anche Speranza ci si era ridotta simile a una strega; ci s’era mangiata la chiusa e la vigna, stuzzicata da ciascuno che avesse avuto da dire con suo fratello. Andava vituperandolo da per tutto. L’aspettava apposta nella strada per vomitargli addosso delle ingiurie. Gli aizzava contro i figliuoli, poichè il marito non voleva guastarsi il sangue — era buono soltanto per portarsi la pancia a spasso nel paese, lui — e lo stesso Santo, allorchè aveva bisogno di denari, voltava casacca e si metteva dalla parte di Gesualdo, a sputare contro di lei gli stessi improperi che aveva diretto al fratello: una banderuola che girava a seconda del vento.

— È una vera bricconata, vedete, don Camillo! Mi tirano di queste sassate giusto mentre sono nei guai sino al collo. Ho seminato bene e raccolgo male da tutti quanti, vedete!