Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/503

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operazione... Se dite che è necessaria... Sissignore... si farà... Però, lasciatemi dir la mia...

— È giusto. Parlate.

— Ecco... Una cosa sola... Voglio sapere prima se mi garantite la pelle... Siamo galantuomini... Mi fido di voi... Non è un negozio da farsi a occhi chiusi. Voglio vederci chiaro nel mio affare...

— Che discorsi son questi! — interruppe il Muscio dimenandosi sulla seggiola. — Io fo il chirurgo, amico mio. Io fo il mio mestiere, e non m’impiccio a far scommesse da ciarlatano! Credete di trattare col Zanni, alla fiera?

— Allora non ne facciamo nulla, — rispose don Gesualdo. E gli voltò le spalle. — Andate là, Bomma, che m’avete dato un bel consiglio!

Speranza, premurosa, vide giunta l’ora di rivolgersi ai santi, e si diede le mani attorno a procurar reliquie e immagini benedette. Neri pensò che si doveva avvertire subito la figliuola e il genero del pericolo che correva don Gesualdo. Lui non dava più retta. Diceva che di santi e di reliquie ne aveva un fascio, lì nell’armadio di Bianca, insieme alle altre medicine. Non voleva veder nessuno. Giacchè era condannato, voleva morire in pace, senza operazioni chirurgiche, lontano dai guai, nella sua campagna. S’attaccava alla vita mani e piedi, disperato. Ne aveva passate delle altre; s’era aiutato sempre da sè, nei mali passi. Coraggio