Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/371

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forse dal centro della terra per fulminarmi?

Queste parole, ch’egli proferì per farmi coraggio, mi fecero invece fremere; desse erano pronunziate da un parricida, che menava trionfo del suo delitto, a mezza notte, in una chiesa, in presenza dei santi, le cui immagini silenziose sembravano penetrate d’orrore. Per obbliare, se fosse stato possibile, la sensazione che aveva in quel momento provata, ritornai a parlare dell’altezza del muro e della difficoltà di fissare la scala di corda senza essere osservati; ed egli mi rispose. Questo deve esser mio pensiero; si è provveduto a tutto. Io rimarcai che quando egli mi parlava in tal foggia volgeva gli occhi altrove e parlava con molta esitazione. Vidi alla fine che la cosa era omai senza rimedio, e che bisognava assolutamente che mi abbandonassi del tutto a lui. A lui! Grande Iddio! Quali furono le mie sensazioni quando rimasi convinto di questa necessità. Io era dunque in suo potere! questa idea mi penetrò nel più cupo dell’anima. Ciò