Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/376

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scorsa, le lampade che rischiaravano la chiesa non mandavano più, se non una debole luce, e la posizione era tale, che ad eccezione del suo volto e della mano che tendeva verso di me il rimanente suo corpo era involto nelle tenebre. I suoi lineamenti in luogo di esser feroci, non furono più, se non tetri e lugubri quando ripetè le parole: separarci, giammai; io deggio esser per sempre al fianco vostro: il suono grave della sua voce rimbombò come un tuono, dentro la chiesa; seguì un alto silenzio. Egli rimase nella sua positura ed io nella mia, non avendo avuta la forza di cambiarla. L’orologio suonò tre ore, e mi fece risovvenire che il tempo della mia preghiera era trascorso. Ci separammo e sortimmo dalla chiesa per parti diverse. I due religiosi che doveano subentrare, fortunatamente arrivarono un poco tardi; l’uno e l’altro erano ancora fra ’l sonno, di modo che non fecero a noi attenzione.

Io potrei più agevolmente porre dell’ordine nella descrizione di un sogno, signore, che farvi conoscere o