Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/377

Da Wikisource.
364

darvi una leggiera idea di ciò che passò nel mio spirito nel corso della giornata susseguente. Ora mi pareva di essere stato di nuovo tratto nell’oscuro carcere, ove era stato un’altra volta tradotto; ora di esser libero; in un tale istante io era l’uomo il più felice, in un altro mi vedeva inseguito dalla forza armata. Le frequenti alternative della speranza e della disperazione ch’io provava, mi avevano tolte tutte le mie facoltà. Finalmente arrivò la notte, o piuttosto farei meglio se dicessi che comparve il giorno, perciocchè quella giornata era stata per me una vera notte. Tutto mi era propizio: i religiosi dormivano, ed aprii più volte la porta della mia cella onde meglio assicurarmene. Nessun passo sentivasi muovere ne’ corridoi, nessuna voce risuonava sotto un tetto che ricopriva tanti individui; uscii finalmente della mia cella e discesi nella chiesa. All’avvicinarmi di essa sentii una voce; mi ritirai spaventato: era quella di un vecchio religioso, ch’era ivi disceso per implorare da un santo, al quale