Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/385

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mi maravigliai che il mio compagno mi avesse avanzato. Lo chiamai, ma non ebbi alcuna risposta. Il passaggio o il pertugio era sì oscuro, che alla distanza di dieci pollici io non iscorgeva nulla: ed oltre a ciò doveva sorvegliare la lampada, che teneva con mano mal ferma, e che ardeva omai con una debolissima luce a motivo della bassa atmosfera del sotterraneo. Ad un tratto fui sorpreso da un istantaneo terrore, come da un accesso febbrile. Chiamai di nuovo senza che alcuna voce rispondesse alle mie grida. Nei momenti di periglio la nostra immaginazione è disgraziatamente fertile. Mi risovvenne, e non potei fare a meno di applicare alla presente mia situazione, la storia di certi viaggiatori che visitavano le catacombe delle piramidi di Egitto. L’uno di essi nel camminar carpone, come io faceva, si trovò tutto ad un tratto arrestato; ed o fosse per lo timore o per una conseguenza naturale della sua posizione, il suo corpo enfiò ad un punto, che non gli fu più possibile di avanzare nè di retroce-