Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/388

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posta perchè non si estinguesse, ciò non ostante la rimirava con occhio istupidito. La sua luce ad un tratto divenne quasi impercettibile, lo che mi scosse da quel torpore. Rivolsi lo sguardo intorno, ed un raggio un poco più vivo mi fece vedere un oggetto al mio fianco: mi sentì raccapricciare; e senza volerlo mandai un grido. Una voce mi disse: zitto! fate silenzio. Io non vi aveva lasciato, se non per riconoscere il passaggio. Ho scoperto il cammino, che conduce alla cateratta. Siate tranquillo; non parlate e tutto andrà bene.

Io avanzai tremando, e mi parve che il mio compagno tremasse ancor esso. Dopo un breve intervallo mi disse all’orecchio. — Mi pare che la lampada sia prossima a spegnersi. — Voi lo vedete. — Procurate di tenerla accesa per alcuni altri brevi istanti. Farò tutto il possibile, ma non posso, che ne seguirà? — Ci converrà perire. E disse queste ultime parole con un giuramento tanto orribile, che credetti, la vôlta dovesse cadere sopra di noi per ischiac-