Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/389

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ciarci. Per quanta attenzione io ponessi alla lampada, vidi alla fine la sua debol luce tremolare ed impallidire come il sorriso della disperazione, e finalmente spegnersi. Non obblierò giammai lo sguardo che la mia guida gettò sopra di me quando la vide sul punto di terminare. Fu in quel momento medesimo, che un leggiero suono mi percosse le orecchie. Era il mattutino che i religiosi cominciavano a cantare nel coro, il quale era precisamente collocato al di sopra del luogo ove allora ci trovavamo. Quell’accordo di voci celesti ci fece fremere. Elleno ci annunziavano l’esistenza di un Dio, in tanto che noi sembravamo sordi al suo nome. L’effetto che produssero sopra di me fu terribile; caddi per terra, e non saprei dirvi se fu l’oscurità o l’emozione, che mi fece traboccare. Il mio compagno, dopo avermi con rozze maniere aiutato a rialzarmi, m’indirizzò la parola in un modo più rozzo ancora del suo braccio. Mi disse, con de’ giuramenti che facevano arricciare i capelli, non esser