Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/391

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Nella testa aveva riportate molte contusioni urtando contro pietre acute ed irregolari, le quali guarnivano le pareti e la parte superiore di quell’eterno passaggio; ma ciò che io provava di disgustoso era un’ardentissima sete cagionata dall’aere spesso che da tanto tempo io respirava. Non potrei meglio paragonare cotesta sensazione, che a quella che verrebbe prodotta da un acceso carbone che ardesse dentro le nostre fauci. Indarno io cercava di umettare la mia bocca con qualche stilla di saliva, che non vi rinveniva se non del fuoco.

Tale era il mio stato, quando dissi con impeto al mio compagno, che mi era impossibile di andare più oltre. — Restate dunque e perite nel luogo ove siete, mi rispose egli bruscamente. Il più consolante discorso non avrebbe prodotto sopra di me l’effetto di queste parole. Codesta fiducia della disperazione, codesta temerità che sfidava il pericolo m’ispirarono un momentaneo coraggio, ma a che serve il coraggio in mezzo delle tenebre e della incertezza? Il