Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/392

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passo vacillante della mia guida, ́il suo represso respirare, le bestemmie che non cessava di proferire fra’ denti, mi fecero presagire la nostra mala situazione, e non m’ingannai. Egli arrestossi alla fine, ed io intesi l’ultimo sospiro della disperazione, il digrinare dei denti, il batter delle mani che si univano o piuttosto percuotevansi l’una con l’altra pel sentimento involontario di un male senza rimedio. Io in quel momento era inginocchiato dietro di lui, e ripeteva ogni grido, ogni gesto che egli faceva, e con tale veemenza, che fece maravigliare lo stesso mio compagno. Egli m’impose silenzio proferendo un giuramento; quindi si sforzò di pregare; ma le sue preghiere rassomigliavano tanto a delle bestemmie, e le sue bestemmie avevano tanta somiglianza a delle preghiere inviate all’angelo delle tenebre, che io ripieno d’orrore lo supplicai di cessare. Si tacque egli, e per più di una mezza ora nessun di noi proferì un accento. Ci sdraiammo per terra come due veltri spossati dal lungo cac-