Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/13

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Nè qui pose fine all’empio suo dire, ma continuava a proferire delle nefandità e delle bestemmie sì esecrande, che io lo chiamai gridando ad alta voce, perchè si destasse. Alla fine aprì gli occhi, e mi disse con uno scoppio di risa terribile quanto i suoi sonni: Ebbene! che avete inteso? io lo assassinai; voi già lo sapete. Voi vi siete a me affidato per questa maledetta intrapresa, che pone in un pericolo evidente la vostra e la mia vita, e non potete sopportare che io parli con me medesimo, quantunque io non dica nulla, che già non sappiate? No, non lo posso sopportare, gli risposi ripieno d’orrore, e non vorrei incominciar di nuovo l’ora che ho passata, ancorchè dovessi sagricare la mia libertà. Quanto terribile idea è quella di dover restar una giornata intiera in una profonda oscurità morendo di fame o di freddo, ed ascoltando gl’incoerenti discorsi di un... Non mi vogliate slanciare quelle occhiate di scherzo e di dileggio; io so tutto il vostro solo aspetto mi fa fremere. La ferrea ma-