Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/156

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cevole ancora dello stesso piacere, e questa pena io non l’aveva mai sperimentata prima di averlo veduto. Oh! chi potrebbe, rinunziando al pensiero, rinunziare al piacere di piangere?

Frattanto però Immalia non passava unicamente immersa nelle riflessioni l’intervallo che lo straniero frappose alle sue visite; ma incominciò ad essere agitata da una inquietudine di una nuova specie; e nei momenti che le lasciavano liberi le sue meditazioni, le sue lagrime, andava con avidità rintracciando le più belle conchiglie per adornarsene le braccia ed i capelli. Ella cambiava ogni giorno il suo vestimento di foglie e di fiori, ed al termine di un’ora non le sembravano più freschi e vivaci abbastanza. Quindi ella riempieva una larga conchiglia dell’acqua la più limpida, e posava le frutta più deliziose e squisite, che aveva cura di frammischiare con delle rose, sopra una pietra della pagode rovinata. Ma il tempo trascorreva senza che lo straniero venisse a vederla. L’in-