Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/158

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gerla. Cotesta vista restituì il coraggio allo straniero, e pensò fra lui medesimo: Bisogna che ella apprenda a soffrire per rendersi degna di essere mia allieva.

Voi piangete, Immalia? le disse avvicinandosele. — Oh! sì, rispose ella sorridendo quantunque avesse gli occhi bagnati di lagrime, come una bella mattina di primavera. Voi dovete insegnarmi a soffrire, ed io sarò tantosto preparata ad entrare nel vostro mondo; ma voglio piuttosto pianger per voi, che sorridere alle rose. — Immalia, la interruppe lo straniero soffocando i sentimenti di tenerezza, dai quali si sentiva suo malgrado commuovere. Immalia, sono venuto per mostrarvi qualche cosa del mondo de’ pensieri, che tanto ardentemente bramate di abitare, e dove non tarderete di fatti a fissare la vostra dimora. Salite sopra quella collina, ove vedete un boschetto di palme. — Ma io vorrei vederlo tutto in una volta, disse Immalia con l’avidità propria di una intelligenza ardente, che crede di poter tutte le