Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/193

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rezza e di compassione, che, ad un tempo atterrisce ed umilia: E forse questo il destino, che io deggio compiere? Sono io fatto per ascoltar il melodioso canto degli augelli, per stare espiando il momento che i fiori crescano nel loro stelo e si aprano? È questa forse la mia sorte?

E diede in un altro scoppio di risa barbaro, è rigettò lungi da sè la mano che Immalia gli aveva tesa nel cessar di parlare. Oh! sì certamente! io son fatto per una simil sorte e per una compagna come voi? Ditemi, aggiunse con una ferocia che andava di mano in mano aumentando, ditemi se sono stati i miei lineamenti, la mia voce o i miei discorsi, che vi hanno ispirata l’idea d’insultarmi offrendomi la speranza della felicità nell’avvenire? Immalia senza comprendere il significato di ciò che egli diceva, ebbe assai di fierezza verginale per comprendere che lo straniero la rigettava. Un sentimento di dolore e di indignazione lottò contro la tenerezza del cuore, che si era già tutto a lui dedicato. Dessa guardò