Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/25

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alcuno a quello che io abitava nel convento desso era un poco più grande ed il pavimento ricoperto di una stuoia; tutti i mobili consisteva no in un letto, un grossolano tavolino, una lucerna ed una brocca d’acqua. La camera era senza finestre. La porta era guarnita di grossi bottoni di ferro i quali indicavano, che era ben chiusa. Mi alzai a sedere sul letto, e diedi un’occhiata all’intorno con la inquietudine di un uomo, il quale abbia timore, che il piccolo movimento che faccia, gli dissipi l’incantesimo o lo faccia ricadere nella oscurità. In quell’istante la rimembranza del passato venne ad assalirmi come un colpo di fulmine. Mandai un grido, e ricaddi sul letto, spaventato bensì, ma in pieno mio conoscimento. Mi risovvenni all’istante di tutti gli avvenimenti, dei quali io era stato testimone, e con una intensità, che non poteva esser vinta se non dalla realtà: la mia fuga, la mia liberazione, la disperazione mia, tutto mi si rinfacciava al pensiero, e mi parve di sentire l’ab-