Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/27

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regole del luogo ove io era, e che perciò egli aveva differito ad istruirmene; ma che al presente era obbligato di prevenirmi, che la mia voce non doveva mai elevarsi al di là del tuono col quale egli allora mi parlava; come pure grida, le esclamazioni di ogni genere sarebbero state severamente punite come una infrazione delle leggi inviolabili del luogo. Io gli ripetei più volte: Ove sono io? Che luogo è egli questo? Che significano questi misteriosi regolamenti? Ma per tutta risposta non ricevetti, che queste poche parole: Il mio dovere è di comunicare gli ordini, che ricevo e non di rispondere a delle interrogazioni. Ciò detto partì.

Per quanto straordinarie mi sembrassero coteste ingiunzioni, erano elleno sì imponenti e perentorie, tanto simili al linguaggio di un sistema assoluto e da molto tempo stabilito, che l’obbedienza mi parve indispensabile. Mi gettai sul letto ripetendo tra me medesimo: ove sono? fino a che il sonno mi sorprese.