Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/28

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Dicono che il sonno della convalescenza è profondo; il mio però fu turbato da sogni molto inquieti. Mi pareva di esser tuttora nel convento, spiegava il secondo libro di Virgilio e leggeva il passo ove Ettore comparisce in sogno ad Enea. Ad un tratto immaginai che Ettore, e il mio fratello Giovanni fossero la medesima persona; egli mi esortava a fuggire e quindi disparve; io vedeva intorno a me i palazzi troiani in preda delle fiamme. In quel momento mi destai.

È una cosa molto sorprendente, signore, che l’anima ed i sensi possano continuare ad agire durante il sonno, quantunque la loro azione sia apparentemente sospesa, come pure che le immagini, che dessi ci presentano siano più vive che non sarebbero, se fossero vere e reali. Mi risvegliai, come vi ho detto, coll’idea di essere attorniato dalle fiamme, e non vidi che una debole luce molto vicina bensì agli occhi miei, ma che appena gli ebbi aperti, disparve. La persona che teneva il lume lo cuoprì